business game

Per chi gioca di ruolo potrebbe risultare curioso sapere che il roleplay viene utilizzato anche anche a lavoro con il termine “business game”. Freno subito l’immaginazione di chi sta fantasticando su come uccidere il proprio capo in una campagna all’ultimo stipendio: il roleplay aziendale è qualcosa di molto diverso.

Business game: che cos’è?

Il business game è la simulazione di un contesto aziendale, in cui i partecipanti si trovano ad affrontare problematiche che richiedono loro di compiere scelte difficili per essere risolte.

Il roleplay, in ambito lavorativo, è generalmente usato per la formazione di manager e dipendenti già assunti o per selezionarne nuovi, in quanto mette in luce le capacità decisionali e di problem solving degli individui. Oltretutto, il gioco di ruolo ha un fortissimo impatto emotivo e crea coinvolgimento, fattore estremamente utile per fare maturare le capacità di chi partecipa e per modificarne atteggiamenti e comportamenti.

Business game: come si gioca?

Per giocare ad un business game non servono dadi, né tarocchi o oggetti simili. Questo tipo di roleplay ha l’obiettivo di mettere in risalto le capacità individuali di scelta e di gestione dei problemi: pertanto, si basa unicamente sulle capacità reali dei partecipanti.

In questo genere di gioco di ruolo, infatti, i partecipanti interpretano loro stessi in contesti e posizioni lavorative immaginarie. La posizione ricoperta durante il gioco fornisce potere e responsabilità, certo, ma le capacità di scelta rimangono quelle dell’individuo.

L’unico aspetto che può essere considerato “di aiuto” nel business game è l’equipaggiamento aziendale. Spesso, infatti, in questi giochi i partecipanti hanno a disposizione software (reali o fittizi) che li avvantaggiano nella gestione dei problemi.

In alcuni casi, il business game prevede la gestione del budget, che deve essere speso con occhio di riguardo agli interessi aziendali. Insomma, è un po’ come la gestione risorse del proprio personaggio, ma in un contesto lavorativo.

Il roleplay in ambito lavorativo: come gestire i partecipanti

Fino ad ora non ho mai parlato della figura del master, perché effettivamente non sempre c’è una voce narrante nei business game. Nel roleplay a lavoro, infatti, l’andamento delle dinamiche aziendali è solitamente scritto su carta.

Prima dell’inizio del game i partecipanti vengono divisi in gruppi, i quali ricevono problemi da risolvere entro un tempo prestabilito. Durante questo processo, comunque avvengono eventi intermedi in grado di complicare la situazione.

Il tutto, per quanto monitorato, non necessità quasi mai di una voce narrante sempre presente. Di solito, infatti, basta una descrizione accurata delle task e delle situazioni, per poi lasciare tutto lo spazio ai partecipanti.

Fa parte della gestione dei partecipanti anche la fase successiva al gioco. Il gioco di ruolo, infatti, crea un altissimo coinvolgimento emotivo anche quando viene effettuato in ambito lavorativo. Per questa ragione, finito il gioco, è importante una fase di raffreddamento che allontani le persone dal contesto ruolato, al fine di evitare ripercussioni nell’ambiente lavorativo reale.

Business game, è un GDR?

A questo punto bisogna porsi una domanda: quanto è associabile il business game al GDR ludico?

Quando giochiamo di ruolo ci estraniamo dal contesto reale e lo facciamo con l’obiettivo di distrarci, di divertirci, di vivere per poco una vita diversa dalla nostra. Questi aspetti hanno un potenziale di intrattenimento veramente alto ed effettivamente, per molti di noi, diventano una parte importante delle nostre vite.

Alla fine della fiera, però, gestire gli slot incantesimo giornalieri o il budget mensile è concettualmente identico. Si tratta di una valuta fittizia che ci permette di raggiunge gli obiettivi preposti. La differenza sta, appunto, negli obiettivi.

Se il business game affonda le proprie radici nelle dinamiche tipiche del gioco di ruolo (immedesimarsi in una situazione, interagire con un gruppo ecc…), esso si distingue per gli obiettivi che si pone.

Non si tratta di puro e semplice intrattenimento, bensì di una situazione atta a studiare e valutare le capacità individuali. La sua natura di “test” porta con sé emozioni e stati d’animo differenti rispetto alla sua controparte ludica. Sarebbe interessante anche studiare come la dinamica del “bleed” abbia un impatto in questo tipo di situazione.

Insomma, il roleplay ha potenzialità altissime ed è perfettamente adattabile a vari contesti. Se ti è piaciuto l’articolo, lasciaci un commento su Facebook o scrivici su Instagram. Alla prossima!

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