La sessione finisce e non riesci ad aspettare un’altra settimana prima della prossima? Vorresti dichiarare il tuo amore a quell’NPC ma non vuoi bloccare l’intero party per un’ora? Ti piacerebbe fare due chiacchiere col PG di un altro giocatore ma in sessione non c’è stato modo? La risposta a questi problemi è il downtime in D&D.
Oggi, quindi, si parla di downtime (abbreviato anche in DT), come lo presentano i manuali e i problemi di quello “ufficiale”. Alla fine vi dirò cosa intendo io per downtime e come lo tratto nelle mie campagne.
Downtime in D&D: cos’è?
Il concetto di downtime in D&D è definito come quell’insieme di attività che un personaggio decide di compiere al di fuori della sessione. Esso possiede delle regole speciali e molto spesso coinvolge esclusivamente quel personaggio, non tutto il party.
Dato che si tratta di un’attività fuori dalla sessione, di solito il downtime non prevede lanci di dado da parte del giocatore, che si limita a descrivere nel modo più esaustivo possibile il corso d’azione che intende intraprendere.
A quel punto il master informerà il giocatore delle conseguenze delle sue scelte e, nel caso vengano coinvolte azioni dall’esito incerto, si occuperà di lanciare dadi per determinarne l’esito.
A questo punto ci si potrebbe chiedere perché utilizzare il downtime in D&D?
La prima risposta, la più semplice, è il tempo. Molto spesso in sessione ci si ritrova a possedere uno spazio limitato: nessun giocatore può monopolizzare l’attenzione, pertanto è possibile che alcune sessioni finiscano con dei giocatori con ancora qualcosa da dire.
A questo punto, il downtime viene in soccorso, dando voce a chi è rimasto insoddisfatto in sessione.
Una seconda risposta, meno immediata della prima, coinvolge il concetto di “interessante“. Il DT può essere utilizzato per ruolare scene belle – fra PG o fra PG e NPC – ma poco interessanti da giocare in sessione.
Non è sicuramente semplice definire cosa sia interessante o meno in sessione – e sicuramente dipende da tavolo a tavolo, pertanto è anche compito del master rendersene conto – ma ciò che è certo è che D&D è un gioco spesso dinamico, che lascia poco spazio all’approfondimento delle relazioni fra gli attori in gioco.
Il downtime in D&D è un modo per risolvere questo problema. Due personaggi stanno intrecciando una relazione d’amore? Il downtime è un luogo (o momento) in cui ruolare le scene che tratteggiano il formarsi di questo rapporto. Un guerriero ha bisogno di chiedere consiglio su come agire al suo mentore? La scena è ottima da ruolare in downtime.
Come fare downtime in D&D
Il concetto di downtime in D&D è stato regolamentato dal Manuale del Giocatore, dalla Guida del Dungeon Master e dalla Guida Omnicomprensiva di Xanathar.
Prima di spiegarvi come viene interpretato il concetto di DT in questi volumi metto le mani avanti: personalmente non apprezzo la scelta della Wizards e trovo poco interessante – nella maggior parte delle campagne – utilizzare il DT come viene suggerito dalle pagine dei sopracitati manuali. Alla fine di questa sezione approfondirò le criticità che trovo.
Innanzitutto, per spiegare come viene inteso il downtime in D&D nei manuali ufficiali bisogna spiegare in cosa consistono le campagne per la Wizards. Secondo i manuali ufficiali, le campagne non sono altro che una serie di missioni intraprese in serie dai personaggi.
Il DT, in questa visione, si configura come un modo per riempire il tempo fra una missione e l’altra e per diluire nel tempo la campagna.
Far passare giorni, settimane o mesi fra le avventure allunga le campagne nel tempo e aiuta a gestire l’avanzamento di livello dei personaggi, impedendo loro di ottenere troppo potere troppo velocemente.
Guida del Dungeon Master
Attraverso il DT i personaggi hanno modo di effettuare azioni di vario genere, ma di base la maggior parte delle azioni sono intraprese personalmente.
Il party, in tal senso, viene considerato come una “compagnia” di personaggi solo durante le missioni effettuate in sessioni. Fuori dalla sessione, il downtime viene svolto quasi sempre in singolo.
Ecco l’elenco di azioni che i tre manuali sopracitati suggeriscono come possibili attività di downtime in D&D. Viene specificato, però, che sono solo esemplificative di ciò che un personaggio può compiere fuori dall’avventura e all’interno della Guida del Dungeon Master è anche presente una tabella di consigli per creare un’attività di DT personalizzata.
- Costruire oggetti
- Costruire oggetti magici (all’interno di Xanathar è descrita una versione più interessante del processo rispetto a quella del Manuale del Giocatore)
- Comprare e vendere oggetti magici
- Recuperare le forze
- Condurre ricerche
- Praticare una professione
- Addestrarsi nell’utilizzo di uno strumento o apprendere una lingua
- Costruire una fortezza (???)
- Fare baldoria
- Ottenere fama presso un’organizzazione
- Officiare riti sacri
- Diffondere voci presso la popolazione
- Compiere un furto
- Scommettere
- Effettuare combattimenti illegali
Le azioni di DT presenti nel manuale di Xanathar, possiedono all’interno della loro descrizione un sistema di complicazioni in grado di rendere interessante e imprevedibile il corso d’azione del downtime.
Ora, iniziamo a parlare delle criticità di questo modello.
Partiamo con il problema più grande. (Fortunatamente) non tutte le campagne di D&D sono una serie di missioni ripetute con del tempo da far passare fra una spedizione e l’altra. Non è mia intenzione demonizzare questo sistema di campagne, è importante sottolineare però come questo sistema sia poco moderno e, a lungo andare, ripetitivo.
In questo sistema, il downtime è tanto tappare i buchi fra le avventure quanto allungare il brodo. Non contribuisce alla creazione di legami fra i personaggi, serve solo a impegnare le giornate dei personaggi prima che partano ancora all’avventura.
In questo modo, i personaggi entrano in contatto gli uni con gli altri solo durante le missioni: durante il resto delle loro vite non interagiscono in alcun modo. Questa cosa mi piace davvero poco.
Infine, vorrei sottolineare come alcuni di questi downtime in D&D siano meccanicamente scritti male (allenarsi) o tanto rotti da essere imbarazzanti (officiare un rito religioso).
E quindi? Come risolviamo il problema dei DT?
Downtime in D&D: una soluzione
Parto dicendo che questo metodo dei downtime in D&D non l’ho certo inventato io. Con il passare del tempo, però, l’ho trovato il più utile e divertente ai fini del gioco.
Questa idea è rendere il DT come chiacchiere o dialoghi fra PG (o fra PG e NPC) da effettuare quando, in game, c’è un salto temporale. Niente di più, niente di meno.
Questo metodo possiede alcuni vantaggi:
- Innanzitutto, se una sessione finisce in medias res (ad esempio poco prima del risveglio di un’entità malvagia) il giocatore può ruolare retroattivamente il DT. Può decidere di aver parlato con quel particolare NPC qualche ora prima, durante il pranzo o in un momento di rilassatezza.
- Questo sistema di DT dà la possibilità di approfondire i legami fra i personaggi, che in questo modo hanno un luogo dove ruolare le proprie chiacchiere, storie d’amore, discussioni e così via.
- Si tratta di una modalità flessibile, adatta a qualsiasi tipo di campagna. Io tendo a preferire campagne prive di lunghi salti temporali, in questo modo i legami fra i personaggi diventano rapidamente più stretti e la narrazione ne beneficia.
Le modalità con cui sono solito svolgere questo tipo di DT sono le chat instantanee, come Whatsapp o Telegram. In questo modo, se un giocatore mi scrive fra una sessione e l’altra chiedendomi di scambiare due chiacchiere con quel particolare NPC, è possibile dare vita ad una rapida conversazione in game.
Un punto a fare dell’utilizzo di un sistema play by chat per il DT è, ovviamente, la possibilità di avere sempre a portata di mano il contenuto del downtime, senza la necessità di prendere appunti anche al di fuori della sessione.
E le attività sopra elencate? Ad esempio comprare oggetti, allenarsi o officiare un rito religioso? Io ho due alternative per un giocatore che mi chiede di effettuarle:
- Farle ruolare in game
- Farle glissare, sempre durante la sessione
In questo modo io relego nella sfera del DT quasi solamente le “chiacchiere”, mentre in sessione viene mostrato tutto il resto.
E questo è tutto. Ovviamente questa è solo la mia esperienza. Ditemi cosa ne pensate di questo sistema – o se avete consigli a riguardo – su Facebook o su Instagram. Alla prossima.